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 MIGUEL DE MIGUEL 

 Personale di  

 pittura 

30 Novembre - 11 Dicembre / ASCOLI PICENO (AP)
Presentazione

Il Festival dei due Parchi è lieto ed onorato di presentare le opere del Maestro spagnolo MIGUEL DE MIGUEL che, dopo il vernissage svoltosi il 29 Novembre presso il chiostro del Polo Culturale S. Agostino, sarnno esposte in Ascoli Piceno a Palazzo dei Capitani del Popolo dal 30 Novembre sino all'11 Dicembre per una personale di pittura ad ingresso libero

 

 

Miguel De Miguel - Biografia 

Vicente De Miguel Ramos (nome d'arte Miguel De Miguel) nasce a Zaragoza (España) nel 1953. All’età di diciotto anni fa i suoi primi passi nel mondo dell’arte presso la Escuela de Bellas Artes de Zaragoza.

Nel 1985 esordisce con la prima “exposición individual” presso la Galería Goya di Zaragoza.

Da sempre appassionato di arte e cultura, ha compiuto numerosi viaggi in Europa e Sudamerica dove la passione per l’arte si accentua sempre di più.

Qui scopre la forza della luce e del colore che riesce a far rivivere attraverso le forme delle sue Meninas. Luce che in Europa non aveva ancora scoperto e che da questo momento impregna profondamente le sue opere.

Le sue pennellate, sfociando in un crescendo di linee e forme, conferiscono ai suoi dipinti compattezza e solidità che quasi trasforma i suoi ritratti in sculture astratte.

Ha collaborato con numerosi artisti sudamericani creando un ponte pittorico-culturale tra Sudamerica ed Europa.

Oggi vive nel Monferrato dove collabora alla realizzazione di eventi culturali presso il Monastero del Rul (Albugnano, AT).

QuiuiQ ha trovato la pace dei sensi riscoprendo l’amore per la natura.

 

Esposizioni individuali

2014    > Fondo Arte, Lima.

2013    > Galería Lorente, Quito.

2012    > Galería Da Vinci, Gerona.

2011    > Galería Bruno Martos, Lisboa.

2010    > Galería America, Lima.

2009    > Galería Sepulveda, Chile.

2008    > Galería Centro Arte, Quito.

2007    > Galería Moral, Cordoba.

2006    > Galería Ros, San Sebastian.

2005    > Galería Imagen, Burgos.

2004    > Galería Rasmussen, Copenhagen.

2003    > Galería El Greco, Toledo.

2002    > Galería Ruben Pamies, Barcelona.

2001    > Galería Arte 9 R, Malaga.

2000    > Galería Tiffany’s, Caracas.

1999    > Galería Carlos Tapia, Buenos Aires.

1998    > Galería Libros, Alicante.

1997    > Fondo Arte contemporaneo, Zaragoza.

1996    > Elite Art, Cuenca.

1995    > Portocarrero, Bogotá.

1994    > Galería America, Lima.

1993    > Galería Sepulveda, Chile.

1992    > Fondo Arte contemporaneo, Quito.

1991    > Centro de Arte, León.

1990    > Galería Arbizu, Bilbao.

1989    > Galería La Rosa, Valencia.

1988    > Galería Moral, Barcelona.

1987    > Galería Maria Almazan, Madrid.

1986    > Centro de Arte, León.

1985    > Galería Goya, Zaragoza.

 

 

Presentazione a cura del Prof. Alessandro Meluzzi

Dice il mistico svedese Swedenborg in una memorabile definizione che “la luce è l’ombra di Dio”.

La dimensione della luce a cui spesso le forme volumetriche di Miguel de Miguel guardano è una potenzialità assoluta che la riflessione sulla superficie cristallizza in un oggetto definito.

Le cose riflettono un colore perché li riassorbono tutti a partire dal bianco universale riflettendo soltanto quello del cui colore appaiono. Gli oggetti quindi, più che avere un colore, sono un colore come la geniale intuizione di Goethe aveva in qualche modo suggerito.

Nella storia della pittura spagnola la dimensione dell’intreccio tra il colore e la forma muove dall’uso mirabolante e barocco di Velazquez attraverso le tragiche e grottesche provocazioni di Goya, fino a giungere all’alchemica decomposizione e ricomposizione.

In questo filone di forma plasmata dalla luce si inserisce anche l’opera pluridecennale di Miguel de Miguel, conterraneo di Goya, ma nutrito dalle sterminate luminosità sudamericane in cui ritrova la monumentalità di certi paesaggi della natìa Aragona. Il gioco di forme delle Meninas diventa il risultato riuscito di comporre in una geometria antropomorfa l’intangibilità e l’inafferrabilità dell’infinito.

Le Meninas non sono soltanto una citazione di Velazquez riletta nella prospettiva del moderno e del postmoderno. Sono altresì il manifesto di un’arte antropocentrica, simbolica più che decostruita, umanistica più che astratta.  Che ripropone l’uomo come centro indiscusso della natura e della realtà. Natura e umano cui l’artista dedica anche nell’impegno sociale e arte-terapeutico lo scorcio apicale della sua vita.

Alessandro Meluzzi

 

 

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